Marco de Bartoli - “Bukkuram” Passito di Pantelleria 2019

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Realizzato da uve Zibibbo da viti tra i 30 e i 50 anni di età media coltivate ad alberello, e tenute ad una bassissima resa, il Passito Bukkuram (termine che identifica un vero e proprio cru, contrada in Sicilia, per la coltivazione di uve zibibbo atte a diventare passito), è fatto a partire da uve Zibibbo che per il 50% vengono lasciate appassire in pianta e per il 50% vengono fatte appassire su graticci al sole. 

La fermentazione è spontanea e quando è abbastanza avanzata si aggiunge l'uva fatta appassire e si lascia a maturare per almeno 3 mesi. 

A questo seguono 30 mesi di affinamento in barrique e 6 mesi in acciaio prima della messa in bottiglia. 

Un sorso pieno, di grande accoglienza, sostenuto da una base salina imponente. 

Quando si parla di Passito di Pantelleria si parla anche un po' di storia. Basti pensare che le prime menzioni di questo vino risalgono agli antichi greci. E quando si parla di storia del vino in Sicilia non si può non parlare di Marco de Bartoli, identità di singolare importanza nella storia del Marsala e del panorama vitivinicolo siciliano in generale. 

La cantina ha una sola anima, quella della famiglia De Bartoli, spartita tra due luoghi, così da produrre vini autoctoni ed identitari nei luoghi maggiormente vocati. 

Una cantina a Pantelleria, in contrada Bukkuram, che in arabo significa "padre della vigna", e una a Marsala, in Contrada Samperi. Vi lascio qui di seguito le parole di chi ha conosciuto e saputo descrivere con parole che mi emozionano ogni volta che le leggo, la figura di Marco De Bartoli: 

Brano tratto da: Luigi Veronelli e Nichi Stefi (1986), I vignaioli storici I, Mediolanum Editori Associati, Milano

Ha l’irruenza solare della sua terra: quando lo incontri vorrebbe raccontarti tutto in pochi minuti, e farti assaggiare tutto, spiegarti la sua gioia e la sua soddisfazione per giudizi positivi al suo vino e insieme vorrebbe esprimerti la sua rabbia per come viene considerato il vino del Sud e si fa meridionalista, e poi, all’improvviso, s’adombra contro gli uomini della sua stessa terra che hanno trasformato il nome marsala, per decenni, in una parola quasi volgare.
Ha le lacrime agli occhi quando parla del degrado della sua Sicilia, si accende di furore; ma si distende subito, nei suoi mille progetti quando il bicchiere si accosta alle labbra.
Il “Vecchio Samperi” è un vino che non ha nulla cui poterglisi paragonare. Unico, arrogante, potente, spavaldo, ma senza disarmonia, irripetibile. Ed è questo vino – per fortunissima avventura non si poteva chiamare Marsala perché non è fortificato come il disciplinare del Marsala Vergine prevede – che lo ha portato sulla scena dei grandi ove subito ha avuto il ruolo del protagonista.
L’azienda è a dodici chilometri da Marsala, in quella terra di Sicilia che è grande in ogni sua manifestazione, nel bene e nel male; terra dura di uomini duri, di famiglie assestate sul territorio. Marco De Bartoli ha i segni guasconi della volontà di vincere su tutti i fronti e ha vinto, con la tenace, caparbia convinzione di essere nel giusto, e per dimostrarlo parla molto come si usa in Sicilia, non per raccontarsi, ma per permettermi di bere: è lì la sua prova più grande.
Oggi ha famiglia di cui è fiero: Renato e Sebastiano, figli, son quasi grandi e Josephine, l’ultima nata, porta il nome della nonna di origine francese. Anche della sua origine è fiero che anche da parte di padre già si stava nel vino. Ha ristrutturato la cantina non solo con gusto e umiltà, ma con l’orgoglio e la coscienza di esser riuscito a far quello che sperava: i suoi vini si son moltiplicati e – oltre al Vecchio Samperi, che esiste in versione 10 – 20 – 30 e 40 anni (dell’ultima serie soltanto 250 bottiglie, senza prezzo, per i privilegiati di Dio) – produce: il Marsala Superiore di vent’anni; il Josephine Doré (la parte giovane del Vecchio Samperi che è, ovviamente, invecchiato col metodo soleras): l’Inzolia di più facile impegno; il Josephine Rouge, amabile rosso da uve pignatello; e infine il Moscato Passito di Pantelleria, da uve moscato provenienti dal cru Bukkuram, che in arabo sta per “padre della vigna” ad indicare il luogo migliore.
Quando lo frequenti scopri che Marco De Bartoli, possente e gentile, con i capelli ricci, tagliati cortissimi, sorride e sai che conosce quali siano, nella vita come nell’uva, i valori.

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